Dopo la "merda d'artista" di Manzoni arriva anche il Museo della Merda. Non lasciatevi ingannare dal nome, non è un museo che racchiude tutto il peggio delle produzioni artistiche degli ultimi tempi (che pur ci vorrebbe) ma un museo vero e proprio che nasce dall'idea dell'imprenditore Gianantonio Locatelli e dei curatori Luca Cipelletti, Gaspare Luigi Marcone e Massimo Valsecchi. Un gruppo di esperti accomunati da un unico intento, ossia "dare alla merda il valore che merita".
Siamo in campagna, a Castelnuovo in provincia di Piacenza e qui l’azienda agricola di Gianantonio Locatelli ospita 2.500 bovini di razza selezionata, super-efficienti, che producono quotidianamente 300 quintali di latte e 1.000 di sterco. Insomma di letame ce n'è in abbondanza tanto che il proprietario ha pensato di trasformare gli escrementi in un progetto ecologico ed avveniristico.
L'intuizione di Locatelli è quella di riutilizzare gli scarti organici della sua azienda agricola per produrre metano e materia per mattoni, vasellame, ceramiche e intonaco. L'idea di "riutilizzo" è sempre stata connaturata con il mondo agricolo, in questo caso il letame si trasforma in altro e produce innovazione; qui la merda è un materiale prezioso con cui costruire oggetti di uso quotidiano!
Il museo espone oggetti, idee e progetti realizzati in Merdacotta, un materiale fatto per la maggior parte di escrementi seccati e (in percentuale minore) di argilla, poi cotti ad alte temperature.
Ok, va bene tutto, ma le stoviglie per la tavola (foto in alto) in Merdacotta, anche se sono esempi di arte, riciclo o ecologia fanno comunque impressione!
Ridiamoci pure sopra, ma il Museo della Merda segue l'esempio di strutture simili già presenti in altri Paesi, dove l'esigenza di creare un ponte tra la scienza e l'arte, tra l'umano e l'animale, tra il passato e il presente, è in atto da tempo, focalizzandosi forse sulla cosa che meno di tutte la nostra società sembra in grado di sopportare di buon grado.