Ci racconti qualcosa del suo background e come è diventato uno street artist.
Vivo a Bogotà dal 1985 quando i miei genitori ritornarono in Colombia dopo il loro passaggio attraverso il Messico. Cominciai in quel periodo! Cominciai a passeggiare avanti e dietro senza una meta fissa soprattutto nel centro e nei dintorni. Trovai ogni varietà di persone, luoghi e immagini. Ho pensato a tutto quello che avevo fatto in quegli anni più tardi, avrei voluto graffitare non solo le pareti della mia casa, ma anche quelle della strada.Mi unii ad una coppia di persone vicine con interessi comuni e con la disponibilità di dipingere ciò che accadeva intorno a noi e nella strada, senza chiedere permesso e usare ciò che avevamo a portata di mano.
Dove e quando ha creato il primo pezzo?
Ricordo i primi disegni che feci tra il 2000 e il 2001, ma il primo pezzo ben elaborato fatto nella strada in più di un posto era questo:
Questo fu fatto nel 2003 a Bogotà. E’ l’immagine di Jhon F. Kennedy Jr, durante il saluto militare al corpo di suo padre, Jhon F. Kennedy durante corteo funebre dopo il suo assassinio. Ricordo quel giorno, uscii da solo durante la giornata e lo dipinsi circa venti volte finché non fui fermato da un poliziotto. Dovetti dirgli che era un lavoro per l’università perché io potessi andar via..
Qual è la storia dietro il nome Stinkfish?
Fin da quando avevo 16 o 17 anni cominciai a scrivere “Stink” sui miei notebooks sui banchi di scuola, bagni, e un paio d’anni più tardi decisi di aggiungere a Stink, “Fish”. Non c’è una grande storia dietro. Penso che ogni cosa venga dal periodo del malcontento giovanile, un poco di musica Punk, sebbene io sia indipendente pur ascoltando musica punk. Uso anche altri nomi come: Hate, Quetzal, Okul, Gukumatz o Knits.
Molti suoi pezzi sono ritratti di visi delle persone. Come fa a scegliere i suoi soggetti?
Porto sempre con me una macchina fotografica. Mi piace fotografare la gente che cattura la mia attenzione, la maggior parte senza che se ne accorgano, senza parlare direttamente con loro. Da tutto questo vengono fuori i quadri che poi giro in disegni e portati nelle strade. Trovo interessante riprendere queste immagini attraverso i viaggi, immagini di gente che conosco attraverso la mia camera e che non potrei mai più rivedere.
Un altro modo è, le fotografie che trovo per la strada, rotte, piegate, perse. Ho una vasta collezione di queste fotografie, alcune le trovo interessanti da portare su un muro.
Raccontaci qualcosa sui suoi recenti quadri sull’isola San Andres al largo della costa della Columbia.
Nel mese di marzo di questo anno ho avuto l’opportunità di andare per quattro settimane sull’isola, lavorando ad un progetto archeologico con il gruppo Mangle Rojo, camminando molto, facendo molte fotografie e pensando alle diverse stampe in quel luogo. Durante questo lavoro ebbi l’opportunità di fare diversi pezzi in differenti posti abbandonati, da un ospedale in rovina fino a una barca. E’ stata un’ esperienza incredibile poter accedere a questi spazi e fare pezzi in un luogo dove non ci sono praticamente graffiti o street art.
Ci dica qualcosa del suo lavoro con Bastardilla sul progetto Memoria Canalla a Bogotà. Che cosa è da dove nasce l’idea?
Conosco Bastardilla dal 2005 e tra il 2006 e il 2007 abbiamo creato “Hogar” un gruppo di ricerca e documentazione sulle differenti espressioni e azioni che capitano spontaneamente per le strade di Bogotà, graffiti e street art puntualmente. Nel 2009 demmo vita al progetto “Memory Canalla” nel quale documentammo ed esponemmo un poco della storia dei graffiti a Bogotà, mostrando il valore e la forza sociale e politica
Per questa mostra facemmo anche un documentario con la partecipazione di gente coinvolta nel movimento graffiti dagli anni sessanta fino ad oggi.
Un’altra importante componente del progetto fu la presenza di ospiti internazionali e nazionali in tempi diversi durante i quattro mesi di durata della mostra. Venivano a Bogotà per fare interventi diretti nelle strade e parlare un poco del loro lavoro. Alcuni di essi erano: Martha Cooper, Blu, Vexta, Nazza Stencil, Onesto, Tristan Manco, fra gli altri.
Che cosa influenza la scelta dei muri e il contesto con il quale voi lavorate?
All’inizio mi piacevano i posti che avevano alta visibilità, strade con molto traffico in qualsiasi ora del giorno. Anche il tipo di muro, la struttura e la condizione influenzano. Preferisco vecchie mura accidentate, rovinate con umidità, mura che hanno un’interessante storia visiva.
Oggigiorno preferisco dipingere nei sobborghi dove non c’è pubblicità, no strade per lo shopping o posti simili. Preferisco i sobborghi con vita di strada, luoghi, dove la gente vive la strada per scelta o necessità, non un semplice spazio di transito per andare a casa dopo il lavoro o lo studio.
Perché pensa che la street art sia importante?
Credo che le relazioni e le azioni che accadono nelle strade in una maniera libera senza preoccuparsi di conoscere i nomi delle persone, forniscano un equilibrio al mondo prefabbricato in cui la maggior parte di noi è nata. Essi sono una vera possibilità per partecipare e costruire una città dove non importa la tecnica o la misura, o chi la fa, dove non ci sono marchi, prezzi, accordi.
In quali altre città del mondo le piacerebbe dipingere?
In qualsiasi luogo io possa andare a camminare e dipingere va bene.
Chi sono gli altri street art che attualmente ammira di più?
Ci sono molte persone oggi che intervengono nelle strade, in maniera interessante, alcuni nomi che posso puntualizzare sono: El Mac, Roid, Bastardilla, Nunca, Insa, Katsu, Faile, Nazza, Stencil… e molti altri ancora.
Qualche grosso progetto per il 2011?
Dipingere quanto più sia possibile è sempre un grande progetto, viaggiare e un paio di collaborazioni incombenti.