Cairo – Oltre che per le strade, da mesi in Egitto si protesta e si combatte anche sui muri delle città. Dopo la caduta del regime di Hosni Mubarak, infatti, soprattutto al Cairo i muri si sono riempitidi graffiti e murales generalmente proibiti durante il governo di Mubarak. Nei graffiti c’è un pezzetto della storia della rivoluzione: inneggiano alla libertà e alla pace ma anche alla ribellione e alla vendetta, alcuni fanno riferimento alla perdita della vista, dopo i molti casi in cui i militari avevano mirato agli occhi degli attivisti con i loro fucili a pallottole di gomma.
Di tanto in tanto la giunta militare al potere in Egitto fa cancellare i graffiti degli attivisti, ma capita spesso che dopo pochi giorni ne rispuntino altri al loro posto. I principali obiettivi della protesta sui muri sono principalmente due: il Consiglio Supremo delle Forze Armate (SCAF), che oramai governa da molti mesi la transizione verso un governo civile, e la tv di stato “Maspero”, accusata dagli attivisti di essere decisamente parziale nella copertura degli eventi e di schierarsi sempre dalla parte dei militari.
Intanto, mentre si sono aperti i seggi per le elezioni della shura (la Camera alta egiziana), proseguono le proteste degli attivisti contro la giunta militare a un anno dall’inizio della rivoluzione egiziana. Ieri centinaia di manifestanti hanno circondato la sede della tv di Stato e ci sono stati anche leggeri scontri con dei civili favorevoli al governo dei militari che ora, dopo i recenti disordini e la grande manifestazione del 25 gennaio, starebbero pensando di accelerare la transizione dei poteri alle autorità civili, prevista teoricamente dopo l’elezione del nuovo presidente egiziano in giugno.
da Il Post