Oggi sono alle prese con un personaggio davvero eclettico, già solo descriverlo è un complicato gioco di parole. Come lui stesso ci tiene a sottolineare, non è un architetto, ma un artista/designer che spesso usa l'architettura come forma d'arte. Michael Jantzen, classe 1948, per me è “semplicemente” uno dei grandi pionieri mondiali del design sostenibile.
Il suo lavoro è conosciuto in tutto il mondo ed è stato descritto in migliaia di articoli, libri, riviste, giornali, e sul Web. In quaranta anni di carriera ha progettato case sperimentali, alberghi, ponti, centri benessere, luoghi di aggregazione ed è stato autore di numerosi progetti artistici, sia di committenza pubblica che privata. Sono state le sue illusioni d’artista e la sua tecnica di destrutturazione delle case attraverso la fotografia (vedi foto sotto) che hanno colpito la mia attenzione, ma su di lui c'è molto di più da scoprire. Unire arte, architettura, tecnologia e design sostenibile in un’esperienza unica vuol dire in sintesi Michael Jantzen.
Visto che la produzione artistica di Michael Jantzen è così ricca e diversificata per me è molto difficile scegliere un progetto specifico di cui parlare. Per il nozionismo e i tecnicismi vi rimandiamo ad altre fonti: oggi, qui, parliamo del difficile rapporto tra architettura, arte e ambiente. Abbiamo fatto a Michael qualche domanda in merito.
Buongiorno Michael, qual è secondo te il giusto rapporto tra architettura ed ecologia?
Per me l'architettura deve essere ecologicamente consapevole e sostenibile, sempre, in tutte le sue forme.
Qual è oggi il ruolo di un architetto? Come è cambiato questo ruolo nel tempo?
Un architetto oggi dovrebbe essere colui che aiuta a rendere il mondo un luogo migliore per tutta l'umanità, attraverso un design sensibile alle problematiche ambientali. L'architetto di oggi per la prima volta nella storia ha a disposizione gli strumenti necessari per progetti che mettano in gioco interconnessioni tra cose e persone. Questa capacità è cambiata nel tempo grazie al progresso della tecnologia dell'informazione.
Qual è il confine tra arte e architettura?
In realtà per me non c'è una linea di demarcazione. Se c'è una linea da stabilire, forse è quella che l'arte dovrebbe almeno essere funzionale in senso pratico, in seguito l'architettura può intervenire per facilitare alcuni bisogni fisici. Il mio approccio specifico alla creazione di arte architettonica, muove spesso dal desiderio di reinventare l’ambiente costruito, così che possa essere continuamente modificato per soddisfare le esigenze e i desideri di cambiamento dei suoi occupanti.
Qual è la tua idea/ricetta/soluzione per la rigenerazione delle periferie?
Tutto dipende delle situazioni specifiche, in generale mi piacerebbe vedere più esempi in cui la tecnologia dell'informazione comincia a sostituire l'utilizzo di materiale fisico e quindi iniziare a ridurre l'impatto sul consumo delle risorse della terra. Ho esplorato questa idea in progetti come Virtual Reality Veneer come si può vedere a questo link.
Per maggiori informazioni visitate il sito ufficiale di Michael Jantzen.